C’è un imprenditore italiano che, nel tempo, ha costruito un vero e proprio business attorno ai nomi di dominio registrando oltre 120.000 indirizzi web. Non nomi a caso, ma figure del mondo della politica, dello sport, del cinema di spicco o sulla buona strada.
Il “gioco” è semplice: accaparrarsi per primo i domini più promettenti, così da attirare traffico o rivenderli a caro prezzo. È questa, da oltre 25 anni, l’attività di Michele Dinoia.
Questa pratica rientra in quella che viene definita cybersquatting: la registrazione di domini associati a brand, persone o tendenze con l’obiettivo di trarre un vantaggio economico.
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Un fenomeno chiamato cybersquatting
Chi fa cybersquatting punta solitamente su nomi ad alta visibilità e molto ricercati, nella speranza che il legittimo proprietario sia poi costretto a “riscattare” il dominio in cambio di un esborso economico.
Il problema però non riguarda solo grandi aziende o personaggi pubblici, ma è molto più vasto: chiunque può ritrovarsi con il proprio nome o marchio registrato da terzi, con possibili conseguenze sulla reputazione, sull’immagine e persino sulla sicurezza degli utenti che intendono visitare il sito web.
Le dispute legali attorno a questi scenari sono frequenti e spesso risolte tramite procedure arbitrali o normative internazionali come l’UDRP, procedura di risoluzione delle dispute sui nomi a domini creata dall’ICANN (l’ente che gestisce e coordina il sistema dei nomi di dominio) per risolvere rapidamente, al di fuori dei tribunali, questo tipo di controversie.
Per approfondire: In cosa consiste l’attacco informatico typosquatting?
Le battaglie legali
Chiaramente, strategie come quelle messe in atto da Dinoia sono ai limiti del cybersquatting e hanno generato decine di dispute legali, spesso finite davanti alle camere arbitrali.
Tra i casi più noti, come riporta Il Corriere della Sera, c’è Teamsystem. L’azienda che sviluppa software cercò di riacquistare teamsystem.it dalla società cipriota dell’imprenditore. Alla loro richiesta, lui rispose in modo netto: “Un’offerta forte potrebbe convincerci”. Un broker fissò addirittura un prezzo di 10.000 euro.
La diatriba finì in tribunale e come in altri casi la Camera Arbitrale di Milano decise per la riassegnazione del dominio all’azienda.
La causa con il Real Madrid
Tra le controversie più curiose spicca quella con il Real Madrid. Il motivo? La registrazione del dominio realmadrid.org da parte di Dinoia, proprio negli anni d’oro di Ronaldo e del ritorno di Florentino Pérez alla presidenza. I blancos reagirono con decisione e, al termine della disputa, Dinoia fu costretto a rinunciare al dominio.
Il caso vladimirputin.it
Sfruttare la notorietà di personaggi noti può rendere un dominio molto appetibile, ma al contempo espone anche a rischi non trascurabili. Un utilizzo improprio di un dominio legato a una figura pubblica o a un marchio può infatti sfociare in contenziosi legali, soprattutto se ritenuto lesivo della reputazione o in contrasto con i diritti del titolare del nome.
Nel caso di vladimirputin.it, Il Corriere della Sera è arrivato a simulare un interesse all’acquisto, avanzando un’offerta di 2.500 euro. La proposta è stata giudicata insufficiente ma, come già accaduto per il dominio teamsystem.it, i potenziali acquirenti erano stati invitati a interfacciarsi con un broker per cercare un’intesa.
Proteggere il proprio brand online
Per evitare di essere vittime del cybersquatting, la brand protection è diventata fondamentale. Registrare il proprio nome online con tutte le estensioni rilevanti (.it, .com, .org, .net) può prevenire problemi legali, a tutela della propria identità digitale.
Per questo Shellrent mette a disposizione un ribasso a tutela del proprio marchio online: acquistando 5 domini è previsto il 15% di sconto.
Una piccola precauzione oggi può evitare grandi complicazioni domani.

